Caro Nonno,
come ogni 25 aprile mi ritrovo qui a pensare a come la
memoria della nostra liberazione possa essere tradotta in pratiche, idee, azioni.
E come ogni 25 aprile penso a cosa ti racconterei, sei fossi qui, a cosa vorrei
dirti sulle nostre vite, le nostre terre, il nostro futuro.
Se fossi qui, oggi, ti racconterei quanto sia difficile
costruire memoria in una terra che sembra avere la memoria corta, che sembra
dimenticare il sacrificio di chi come te, partendo da lontano, ha lottato per
la nostra libertà. Ti racconterei che in questa provincia la memoria
istituzionale del 25 aprile sta venendo meno, facendo del male alla nostra
bella Costituzione.
Ti racconterei che tante sono le persone che costruiscono
accoglienza e solidarietà, come le persone che accolsero te, affamato ed
infreddolito nelle montagne piemontesi. Ti direi che anche questo sono pratiche
di resistenza.
Ti racconterei che,
anche qui nel paese in cui sei nato è vissuto, c’è chi continua a costruire
odio e divisioni rimanendo fermi e guardando al passato. Ma c’è chi continua a
credere nella democrazia, rivendicando spazi di dissenso.
Ti racconterei della bellezza di aver scelto di restare in Calabria,
della consapevolezza di voler restare e costruire. Ti racconterei della fatica
quotidiana del creare legami, del credere nella possibilità di essere e fare
comunità, del mettersi insieme per costruire, mettendo da parte egoismi e
inutili fardelli.
Ti racconterei della rabbia che nasce dal vedere
ingiustizie, sopraffazioni e rassegnazione. Di quel potere che si insinua nelle
vite ma soprattutto, ti racconterei, di
tutte le vie di fuga, le possibilità e le alternative che si costruiscono
silenziosamente.
Ti racconterei di quanto siano belle le tue montagne, di
quanti si battono per difendere i nostri splendidi luoghi dalla violenza di chi
non li ama.
Ti racconterei di quei genitori che muoiono lottando per
conoscere la verità ed avere giustizia per i propri figli, di come le loro
storie siano moniti per chi crede alla necessità della lotta per la liberazione
dalla ‘ndrangheta.
Ti racconterei di figli emigrati, allontanati da una terra
che memoria non ha. Ma ti racconterei della passione di chi ha promesso un impegno,
di chi non si è arreso, di chi va avanti lottando, testimoniando, crescendo.
Ti racconterei che lo studio e la ricerca rimangono sempre
più spazi di resistenza, strumenti per chi ha scelto di non essere superficiale,
ma di andare a fondo per comprendere, denunciare e proporre.
Ti racconterei delle donne del sud, che continuano a credere
nella possibilità della felicità, scegliendo di liberarsi dalla violenza maschile
e maschilista, di vivere le proprie vite autodeterminando scelte, corpi e
pensieri.
Ti racconterei di chi porta il tuo nome con orgoglio, vivendo con serietà e passione la difficile professione medica, scegliendo di restare in Calabria.
Ti racconterei di mio padre, che non smette mai di
ricordarci che “il nonno ha lottato per la libertà e la democrazia. Vale sempre
la pena di lottare!”.
Ti racconterei della vita che verrà e di quanta emozione ci
sia nei nostri occhi pensando alla responsabilità di dover trasmettere i tuoi
valori e il desiderio di libertà.
Buon 25 aprile, partigiano Eugenio Garofalo,
buona lotta per la libertà.