La rotta...

La cosa più importante per chi non ha potere è avere almeno un sogno
Da "La terrazza proibita" di Fatima Mernissi

martedì 25 aprile 2017

Caro Nonno, se fossi qui ti racconterei...





Caro nonno,
ti scrivo così, perché questo 25 aprile arriva in un momento di riflessione profonda su quello che sta succedendo e su quello che siamo. Quante volte avrei voluto raccontarti delle mie scelte e della mia vita, ma te ne sei andato troppo presto e così, il tuo ricordo ci ha accompagnato diventando, senza che nemmeno ce ne accorgessimo, parte di noi stessi. Abbiamo conosciuto il grande uomo che eri, buono e onesto, e abbiamo conosciuto di te la tua scelta di giovane calabrese, partito per combattere come partigiano. Per combattere per la nostra libertà. 

Se fossi qui, ti racconterei di come sia emozionante cantare Bella ciao insieme a giovani turchi che ora devono lottare per una libertà sempre più impedita e desiderata.
Ti racconterei di tante donne e uomini che ho visto arrivare su una grande barca, cercando la libertà che nei loro paesi non esiste. Ti racconterei dei loro applausi al porto, dei saluti da lontano, dei baci lanciati. Ti racconterei di bambini già grandi, che prendono per mano le loro madri per portarle verso una nuova vita. Ti racconterei dei tanti volontari e volontarie che per ore sotto al sole non smettono di prendersi cura di queste persone, col sorriso, con professionalità e con un pallone in mano per ridare ai bambini almeno una parvenza di infanzia giocosa. Ti racconterei di come guardandoli, mi sono sentita orgogliosa di essere calabrese. 

Ti racconterei che ho vissuto questo perché ho scelto di fare dello studio e della ricerca uno strumento di lotta, di conoscenza che costruisce libertà e consapevolezza. Ti racconterei anche, di come sia complesso e faticoso, a volte quasi fino all'abbandono, continuare a vivere un precariato che è potere nelle nostre vite che impedisce scelte e a volte, allontana i sogni. Ti racconterei però, di quella ricerca precaria che non si ferma, che va avanti perché alla passione non c’è potere che tenga.

Ti racconterei caro nonno, di come non sia semplice essere donne impegnate, costantemente costrette a dimostrare qualcosa in più. Ti racconterei delle meravigliose donne di questo sud, fimmine, che non hanno perso la soggettività conquistata e che costruiscono ogni giorno la bellezza dell’alternativa e della possibilità concreta. E di tutte le persone che costruiscono percorsi di contrasto alla violenza maschile che uccide donne che scelgono di essere libere. 

Ti racconterei del desiderio di partecipazione, di voler pensare e contribuire al bene comune, immaginando una politica sana e senza altri fini se non quelli della tutela della democrazia. 

Ti racconterei di come scegliere da che parte stare sia semplice e allo stesso tempo così faticoso. Ti racconterei di come lottare per la libertà oggi in Calabria, significa lottare anche contro la ‘ndrangheta, che sai, da queste parti non si nomina molto. Ti racconterei della dignità- prima forma di lotta- che ci insegnano i familiari delle vittime innocenti del potere mafioso, di come la loro esperienza di cittadinanza oggi sia mattone fondante della democrazia e monito costante e impegnativo. 

Ti racconterei certo, del disagio che provo ogni volta che vedo la parola resistenza usata da chi è pronto a tradirla senza ripensamenti, quando si vuole imporre forme di lotta seduti e con tastiere in mano, oppure cantando in aule gremite e telecamere in prima fila.

Ti racconterei soprattutto, di chi ogni giorno e nel silenzio costruisce, passo dopo passo, spazi e tempi di riscatto. Ti racconterei dei tanti giovani che in un pezzo di Calabria quasi dimenticato, hanno scelto da che parte stare, avviando un percorso per ridare alla società un bene che era stato acquisito col malaffare. Ma ti direi anche, di come, a volte, ci si senta soli in questa lotta. 
Ti racconterei però, di come sia bello e importante esserci, a testa alta, contrapponendo a chi impone con la paura, chi si impegna con tanta passione. Ti racconterei di come sia confortante sapere che i percorsi continuano anche se si è costretti a guardarli da lontano. Ti racconterei che fare antindrangheta è difficile oggi, perché l’invasore ha diverse facce, e il suo potere influenza pratiche e decisioni,  di quanto sia difficile difendersi dal “fuoco nemico” e purtroppo, dal “fuoco amico”, che quando poi era molto amico, ha ferito nel profondo. 

Ti racconterei nonno, dei tanti cittadini calabresi che stanno lottando per la bellezza del nostro ambiente e di quelle montagne, silane e presilane, che tu hai conosciuto palmo a palmo e amato profondamente. 

Ti racconterei dei ponti, che continuiamo ad attraversare e a costruire, e di uno in particolare, che ora unisce Milano e la Calabria,  che ha pilastri forti radicati nel terreno della conoscenza e della responsabilità. Ti racconterei di come sia bello e sia salvezza, essere accolti in quegli altrove che sono già casa. Proprio come accadde a te, calabrese partito e accolto dalle famiglie nelle campagne piemontesi. 

Perché sai, caro nonno, per me la memoria è cosa seria, è impegno, è forza rivoluzionaria. 
Quella stessa memoria che mi fa orgogliosamente sentire nipote di un partigiano, e che forse sì, provo a tradurre in forme e modi diversi in un oggi fatto di tante lotte per la libertà. E queste forme sono tante, forse nascoste, e che in parte si possono cogliere nelle parole che ho scritto fino a ora, e nelle esperienze di chi ogni giorno sceglie da che parte stare. Di chi sceglie di amare la Costituzione. 

Buon 25 aprile caro partigiano Eugenio Garofalo,
 buona lotta per la liberazione a chi oggi ha scelto di lottare.