La rotta...

La cosa più importante per chi non ha potere è avere almeno un sogno
Da "La terrazza proibita" di Fatima Mernissi

sabato 15 ottobre 2016

E' la pratica che rompe la grammatica...di genere!




Il Women and Gender Studies Centre Milly Villa esiste dal 1997, frutto di un percorso sedimentato di donne che hanno fatto la storia di questa terra. Percorsi complessi, conflittuali, ma anche carichi di quel desiderio di autodeterminazione, di libertà, di emancipazione per le donne. 

Io sono cresciuta qui, con tante donne che mi hanno preso per mano, lasciandomi camminare da sola. Tra i banchi di Scienze Politiche ho incontrato chi in un modo o nell'altro ha contribuito a rendermi la persona che sono. Un confronto intergenerazionale, scambio di saperi e di esperienze, di una idea di ricerca epistemologicamente femminile e femminista. 

Un Centro, che tra mille difficoltà ha continuato in questi anni ad essere cornice di ricerche e di progetti, di corsi e di momenti formativi per il territorio, portati avanti in una costante dialettica tra presente e passato, tra qui ed altrove. 

Laura Boldrini, presidente della Camera, ha scelto di devolvere i proventi del suo libro per sostenere un progetto di ricerca sul genere e di darne il coordinamento al centro di Women’s Studies. Un riconoscimento importante, alle soglie del suo ventesimo compleanno. 

Lo ha ricordato Giovanna Vingelli, direttora, durante la cerimonia di consegna della borsa di studio a Alessia Tuselli: con parole cariche di quella responsabilità che diventa cura di un percorso e di un progetto comune. 
“E’ un’attenzione credo anche alle donne calabresi- ha detto Giovanna Vingelli- Nella storia della Calabria le donne hanno ricoperto un ruolo tutt’altro che marginale e secondario. Nel periodo della grande emigrazione verso i paesi d’oltre oceano o negli anni che dalla fine della guerra arrivano alle occupazioni delle terre; o ancora nelle lotte portate avanti dalle raccoglitrici di olive negli anni Cinquanta e Sessanta e nelle lotte più recenti dei movimenti. donne forti in un contesto familiare/domestico, spesso vulnerabili nella contrattazione di spazi di libertà personali. Donne protagoniste di processi di mutamento socio-culturali che si incrociano con universi simbolici resistenti al cambiamento, con i vincoli materiali di un contesto difficile, con il peso opprimente del potere della ‘ndrangheta”.
La presidente Boldrini ha parlato del linguaggio, quel tanto decantato linguaggio di genere. E così che io sono dottora di ricerca, Giovanna è direttora, Laura Boldrini è la presidente. E poi c’è la ministra, la sindaca, l’ingegnera. E’ solo grammatica, ma come dice un caro amico, “è la pratica che rompe la grammatica”! 
Perché come ha ricordato Alessia, se non continuiamo a nominarci, non esistiamo. Perché se le questioni di genere sono ancora un problema, è anche per questo, e il linguaggio è il primo campo in cui il potere gioca. Ancor di più in Calabria, ancor di più laddove in una aula di tribunale un ominicchio di ‘ndrangheta si permette tra il silenzio di tutti, di dire ad una magistrata “stai zitta” (e di questo ne scriverò a breve).

Io sono fiera di essere parte di questo spazio e di questo tempo che è il Centro di Women’s Studies Milly Villa, e lo sono anche delle parole della direttora Giovanna Vingelli, che ringrazio per aver trovato il modo giusto per raccontare la nostra storia, che è fatta anche di ricerca precaria – pericolosissima- su questi temi, accompagnata da una faticosa lotta per il riconoscimento, troppo spesso negato. 

“In università come altrove non possiamo sottacere vincoli e difficoltà. Tutte e tutti siamo consapevoli delle criticità che attraversa il sistema dell’istruzione pubblica: il Centro vive grazie alle meravigliose donne che lo hanno fondato, che lo hanno accompagnato in questi anni, e a una nuova generazione di ricercatrici che si occupano di migrazioni, di violenza di genere, di ndrangheta, di nuove maschilità. E che vivono una condizione di precariato dolorosa, spesso accompagnato da un parziale riconoscimento del valore dei loro studi, proprio perché studi di genere, considerati, soprattutto in questi ultimi anni, residuali, superflui, persino pericolosi.
Voglio rivendicare questa pericolosità, che è la pericolosità della sfida al potere, alle disuguaglianze e alle discriminazioni.
Ringrazio nuovamente, in maniera non formale, la Presidente della Camera, on.le Laura Boldrini, per l’attenzione che ci ha mostrato; e la ringrazio per l’attenzione con cui guarda ai territori.
Alcuni potrebbero definirli territori marginali: accetto questa definizione nei termini dell’attivista afroamericana bell hooks, secondo la quale il margine non è solo luogo di privazione, imposta da strutture oppressive, ma anche spazio di resistenza, di radicale possibilità”.

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